I capelli trapiantati possono cadere?
“I capelli che ho appena trapiantato possono cadere di nuovo?”. Questa è, senza dubbio, una delle domande più comuni e una delle principali fonti di ansia per chiunque stia considerando un autotrapianto di capelli. La risposta breve è: sì, ma è quasi sempre un fenomeno temporaneo, previsto e positivo. È fondamentale comprendere fin da subito la differenza cruciale tra la caduta temporanea, un evento noto nel settore come “shock loss”, e una perdita permanente, che è estremamente rara. La caduta temporanea non solo è normale, ma è parte integrante e necessaria del processo di guarigione e della successiva ricrescita. I capelli trapiantati non sono semplicemente dei fusti “incollati” sul cuoio capelluto, ma sono unità follicolari vive e vitali che vengono chirurgicamente trasferite da una zona all’altra della stessa persona. Queste unità, prelevate da un’area specifica, portano con sé un patrimonio genetico che le rende resistenti alla calvizie.
La grande notizia, che rassicura la stragrande maggioranza dei pazienti, è che i follicoli trapiantati provengono dalla cosiddetta “area donatrice”, una zona (solitamente la nuca e le parti laterali del capo) geneticamente programmata per resistere all’azione degli ormoni responsabili dell’alopecia androgenetica. Quando questi follicoli vengono impiantati nella zona ricevente (come il vertice o l’attaccatura), mantengono questa loro preziosa immunità. Pertanto, la durata dei capelli trapiantati è considerata permanente. In questo articolo, analizzeremo in dettaglio cosa succede esattamente dopo l’intervento: spiegheremo il fenomeno dello shock loss, come avviene l’attecchimento, le tempistiche della ricrescita e quali fattori (sebbene rari) potrebbero compromettere il risultato finale, assicurando una comprensione completa del ciclo di vita dei nuovi capelli.
La differenza chiave: la genetica dell’area donatrice
Il successo a lungo termine e la permanenza dei risultati di un autotrapianto di capelli si basano su un principio biologico fondamentale: la “dominanza donatrice”. Per capire questo concetto, dobbiamo prima identificare l’area donatrice. Si tratta di quella zona del cuoio capelluto, tipicamente situata sulla nuca e sopra le orecchie, da cui le unità follicolari vengono prelevate (sia con la tecnica FUE che con la FUT/Strip).
La caratteristica unica di questi follicoli è la loro resistenza genetica all’azione del DHT (Diidrotestosterone). Il DHT è un potente ormone derivato dal testosterone ed è il principale responsabile del processo di miniaturizzazione (assottigliamento progressivo) e della successiva caduta dei capelli nell’alopecia androgenetica (https://www.pallaoro.it/alopecia-androgenetica.html), la comune calvizie. Mentre i follicoli sulla parte superiore della testa (vertice e attaccatura) sono spesso sensibili al DHT, quelli dell’area donatrice non lo sono. Il principio della dominanza donatrice stabilisce che, una volta trapiantati nella zona ricevente, questi follicoli mantengono la loro caratteristica genetica originaria. In breve: non inizieranno a cadere a causa della calvizie, perché sono “programmati” per non farlo.
Lo “shock loss”: la normale caduta capelli dopo il trapianto
Dopo aver affrontato l’intervento e aver visto i primi piccoli capelli nelle aree innestate, molti pazienti sperimentano un evento che può generare ansia: la caduta di questi capelli appena trapiantati. Questo fenomeno è assolutamente normale ed è conosciuto con il nome di shock loss o, in termini medici, effluvio post-operatorio.
Ma perché avviene? I follicoli, composti da cellule vive, subiscono un inevitabile trauma durante le fasi di estrazione e successivo innesto. Per un breve periodo, vengono separati dalla loro fonte di nutrimento sanguigno prima di poter stabilire una nuova connessione vascolare nella zona ricevente. Questo “stress” fisiologico induce il follicolo a entrare prematuramente nella fase Telogen, ovvero la fase di riposo e caduta del ciclo pilifero. Solitamente, lo shock loss si verifica tra le 2 e le 8 settimane successive all’intervento. È cruciale capire che ciò che cade è solo il fusto del capello; il follicolo (la “fabbrica” che produce il capello) rimane vivo, vitale e saldamente impiantato sotto la pelle, pronto a ripartire con un nuovo ciclo di crescita.
Il processo di attecchimento dei follicoli trapiantati
Perché i capelli trapiantati possano crescere sani e forti, devono prima “attecchire” correttamente. L’attecchimento dei follicoli è il processo biologico cruciale che avviene nei primissimi giorni successivi all’intervento chirurgico. Dopo che l’unità follicolare è stata delicatamente posizionata nell’incisione creata nella zona ricevente, il corpo inizia immediatamente a lavorare per guarire la micro-ferita.
Durante le prime 24-72 ore, il follicolo si “fissa” nell’area grazie alla fibrina (una proteina fondamentale coinvolta nella coagulazione del sangue). Contemporaneamente, inizia un processo chiamato neo-angiogenesi, ovvero la formazione di nuovi, minuscoli vasi sanguigni (capillari) che si collegano all’unità follicolare trapiantata. Questo nuovo apporto di sangue è vitale, poiché fornisce l’ossigeno e i nutrienti necessari al follicolo per sopravvivere e, successivamente, per riprendere la sua attività e produrre un nuovo capello. Un corretto attecchimento dipende in larga misura dall’abilità e dall’esperienza del chirurgo nell’eseguire l’innesto senza danneggiare il bulbo e dalla cura meticolosa del paziente nel seguire le istruzioni post-operatorie.
La ricrescita: quando i capelli trapiantati iniziano a spuntare
Dopo la fase di shock loss, il follicolo trapiantato, che è rimasto dormiente (in fase Telogen) per alcune settimane, si “risveglia” e inizia un nuovo ciclo di crescita (fase Anagen). Questo processo, tuttavia, richiede pazienza. I primi nuovi capelli, che inizialmente possono apparire sottili e delicati, iniziano a spuntare visibilmente dopo circa 3 o 4 mesi dall’intervento.
La ricrescita non avviene tutta in una volta come se si accendesse un interruttore. I follicoli si attivano in momenti diversi, portando a una crescita graduale e progressiva. Questo rappresenta anche un vantaggio dal punto di vista estetico, poiché il cambiamento avviene in modo naturale, senza passaggi bruschi. Mese dopo mese, i capelli diventano più spessi, più lunghi e più robusti. I risultati del trapianto capelli iniziano a essere esteticamente apprezzabili intorno ai 6-8 mesi, ma il risultato definitivo, in termini di densità e maturità del capello, si valuta compiutamente dopo 12 o, in alcuni casi, 18 mesi dall’intervento.
Il ciclo di vita naturale dei capelli trapiantati
Una volta che i capelli trapiantati hanno superato la fase iniziale di shock loss e sono ricresciuti, come si comportano nel tempo? La risposta è semplice: si comportano esattamente come i capelli sani dell’area donatrice da cui provengono. Non sono capelli “speciali” o “finti”; sono i propri capelli naturali, semplicemente riposizionati in una nuova sede.
Questo significa che, per tutta la vita, seguiranno il normale ciclo di vita del capello, che si articola in tre fasi:
- Anagen (crescita): È la fase più lunga, che dura diversi anni. Il follicolo è attivo e produce il fusto del capello facendolo allungare.
- Catagen (transizione): Una breve fase di involuzione (poche settimane) in cui il capello smette di crescere.
- Telogen (riposo e caduta): Dura circa 3 mesi. Il capello vecchio rimane nel follicolo mentre uno nuovo inizia a formarsi al di sotto. Alla fine, il vecchio capello cade per far posto al nuovo.
Pertanto, è assolutamente normale e fisiologico trovare qualche capello trapiantato sul cuscino o nella doccia, proprio come accade per i capelli nativi. Questa caduta ciclica (che coinvolge circa 50-100 capelli al giorno su tutto il cuoio capelluto) è un segno di salute e non deve essere confusa con la perdita di capelli dovuta all’alopecia.
I capelli trapiantati sono permanenti?
Questa è la domanda fondamentale per ogni paziente. La risposta è sì: i follicoli trapiantati sono considerati permanenti. Come spiegato nel primo paragrafo, la loro “immunità” genetica al DHT, l’ormone responsabile della calvizie, viene mantenuta per sempre. Sono geneticamente progettati per durare tutta la vita.
Tuttavia, è necessario fare una precisazione importante che riguarda il naturale processo di invecchiamento (o senescenza). Con l’avanzare dell’età, tutti i capelli del corpo, inclusi quelli trapiantati e quelli rimasti nell’area donatrice, possono subire delle modifiche fisiologiche. Possono diventare più sottili, perdere pigmento (diventare bianchi o grigi) e la densità generale può diminuire leggermente. Questo è un processo che riguarda l’invecchiamento dell’intero organismo e non ha nulla a che fare con una recidiva dell’alopecia androgenetica. I capelli trapiantati invecchieranno insieme al paziente, ma non cadranno per le cause ormonali della calvizie.
Fattori che possono causare la perdita dei capelli trapiantati (casi rari)
Sebbene lo shock loss sia la causa più comune (e temporanea) di caduta, esistono situazioni molto rare in cui i capelli trapiantati possono essere persi in modo permanente. È importante conoscerle per capire l’importanza cruciale di affidarsi a professionisti e strutture qualificate.
- Tecnica chirurgica inadeguata: Un’estrazione o un innesto eccessivamente traumatici possono danneggiare irreparabilmente il bulbo pilifero. Ad esempio, una manipolazione eccessiva, la disidratazione dei follicoli mentre sono fuori dal corpo o un posizionamento errato (troppo superficiale o troppo profondo) possono compromettere l’attecchimento.
- Mancato rispetto delle norme post-operatorie: Il paziente gioca un ruolo attivo nella buona riuscita. Traumi fisici nell’area ricevente nei primi giorni (come grattarsi vigorosamente, urtare la testa), lo sviluppo di infezioni dovute a scarsa igiene o un fumo di sigaretta eccessivo (che riduce drasticamente l’apporto di sangue ai follicoli) possono aumentare il rischio di fallimento dell’attecchimento.
- Patologie del cuoio capelluto: L’insorgenza (anche a distanza di anni) di nuove malattie dermatologiche, indipendenti dal trapianto, può attaccare i follicoli. Patologie come l’alopecia areata (una malattia autoimmune) o il lichen planopilaris (un’infiammazione che crea cicatrici) possono colpire sia i capelli nativi che quelli trapiantati.
Affidarsi a una clinica esperta come la Clinica Pallaoro minimizza drasticamente i rischi legati alla tecnica chirurgica, garantendo la massima percentuale di attecchimento e sopravvivenza dei follicoli.
Come curare i capelli trapiantati per massimizzare il risultato
Il successo di un trapianto non si conclude al termine dell’intervento in sala operatoria, ma continua con una cura attenta e scrupolosa nei mesi successivi. Per massimizzare la durata dei capelli trapiantati e la qualità estetica del risultato finale, è fondamentale seguire scrupolosamente il protocollo post-operatorio fornito dalla clinica.
Questo include l’esecuzione di lavaggi delicati con prodotti specifici, evitare l’esposizione solare diretta sul cuoio capelluto per il periodo indicato, sospendere attività fisiche intense e sport di contatto, e non grattare o rimuovere meccanicamente le piccole crosticine che si formeranno. Per supportare ulteriormente la crescita e rinvigorire il cuoio capelluto, possono essere consigliate terapie complementari. Il PRP (Plasma Ricco di Piastrine), ad esempio, è molto utilizzato: si tratta di infiltrazioni del proprio plasma, ricco di fattori di crescita, che aiutano ad accelerare la guarigione, ridurre l’infiammazione e stimolare l’attività sia dei follicoli trapiantati sia di quelli nativi circostanti, migliorando la qualità generale della chioma.